Forum Ambrosetti, Bce: “Evitata recessione quest’anno”, Giorgetti: “Italia crescerà più del previsto”
"Crediamo che l'inflazione complessiva calerà sensibilmente quest'anno, mentre le dinamiche inflative di fondo resteranno forti". È la previsione che Luis de Guindos, vicepresidente della Bce, ha esposto durante il secondo giorno del Forum Ambrosetti di Cernobbio.
Luis de Guindos ha anche spiegato che "Il settore bancario europeo è resiliente" e "questa situazione è molto differente dal 2008 e 2009", ma la forte incertezza dei mercati lascia l'obiettivo di "portare l'inflazione sotto al 2 per cento fortemente dipendente dai dati".
"Come chiarito nella nostra ultima conferenza stampa – ha ribadito -, le nostre politiche future saranno determinate dalla nostra valutazione delle prospettive di inflazione alla luce dei dati in arrivo. Veniamo da un'inflazione mensile a due cifre nell'area dell'euro verso la fine del 2022. L'inflazione è scesa, scendendo all'8,5 per cento a febbraio, al 6,9 per cento a marzo e ci aspettiamo che continui a diminuire costantemente grazie al calo dei prezzi dell'energia, all'allentamento dei colli di bottiglia nell'approvvigionamento e al leggero rialzo dell'euro. In effetti – ha aggiunto – l'inflazione energetica ha raggiunto il picco nel 2022 e quest'anno dovrebbe essere intorno allo zero o addirittura negativa. Ma i fattori che contribuiscono all'inflazione stanno cambiando: l'inflazione dei beni industriali alimentari e non energetici raggiungerà probabilmente il suo picco solo nel 2023, sostenendo la pressione sull'inflazione ‘core', che è salita al 5,7 per cento a marzo".
Secondo de Guindos nell'Eurozona, sul fronte della crescita, "ci siamo allontanati da uno scenario di base con una recessione tecnica all'inizio dell'anno, poiché l'attività economica si è dimostrata più resiliente del previsto alla fine del 2022". Ha anche ricordato che nelle proiezioni di marzo della Bce, "le prospettive di crescita sono state riviste al rialzo, a una media dell'1% nel 2023". Tuttavia, ha aggiunto, "queste proiezioni sono state finalizzate prima degli eventi delle ultime settimane, che ora aggiungono incertezza alle nostre valutazioni", per cui "la riduzione delle preoccupazioni per la carenza di energia e l'aumento dei prezzi, insieme alla continua resilienza del mercato del lavoro, dovrebbero sostenere l'attività nei prossimi trimestri". In conclusione "le prospettive di crescita rimangono deboli, ma sono leggermente migliorate".
Giorgetti: "Previsioni 2023 in miglioramento"
E sempre a Cernobbio il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti ha annunciato che quest'anno l'Italia crescerà di più dello 0,6% previsto: secondo il titolare di via XX Settembre le stime del Pil italiano per il 2023 che saranno riviste verso l'alto.
"Le previsioni per il 2023 sono in miglioramento, ci aspettiamo variazioni congiunturali positive del Pil nella prima metà dell'anno, che ci porteranno a rivedere leggermente verso alto l'obiettivo di crescita per il 2023 precedentemente indicato dello +0,6 per cento".
"Per il prosieguo dell'anno – ha aggiunto – pur essendo possibile una ulteriore accelerazione dell'attività economica, per motivi prudenziali continueremo ad assumere un ritmo moderato di crescita".
"L’Italia ha superato egregiamente un periodo molto duro. Un mese fa l’Istat ha certificato che il Pil dello scorso anno è cresciuto del 3,7 per cento. Se mettiamo insieme questo dato con quello del 2021, pari al 7 per cento, l’economia italiana è cresciuta complessivamente poco meno dell’11 per cento in due anni. È un risultato molto importante, potrei dire straordinario soprattutto alla luce delle forti difficoltà che abbiamo dovuto e continuiamo a affrontare, che colloca l’Italia in una posizione paradossalmente migliore rispetto alle economie europee", ha detto ancora Giorgetti.
"La resilienza del sistema produttivo italiano, che si è trovato ad affrontare le recenti crisi in condizioni adeguate, è stata uno dei fattori chiave della ripresa. I processi di ristrutturazione e riallocazione delle risorse produttive, innescati a seguito della grande crisi finanziaria e di quella dei debiti sovrani, hanno infatti permesso sia di migliorare la posizione finanziaria delle imprese, sia di ricollocare le produzioni verso attività ad alto valore aggiunto. La diffusione sul territorio di distretti industriali caratterizzati da filiere più corte rispetto ai concorrenti stranieri ha inoltre limitato l’impatto negativo delle interruzioni e delle strozzature che hanno interessato le catene di fornitura globali nella fase di ripresa post-pandemia".